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IDENTIKIT DI CHI INVESTE IN TV

03/05/2010 31315 lettori
4 minuti

A forza di leggere post, idee e teorie sulle incredibili potenzialità che la Rete offre alle persone e alle aziende temo di aver trascurato una mia vecchia passione.. la TV!  Così, in questi giorni ho provato ad accenderla (qualcuno sa come si usano questi nuovi telecomandi?) ed osservare se, tra i numerosi consigli per gli acquisti (alla faccia della crisi), i soliti noti fossero ancora presenti o se fossero fuggiti innalzando i vessilli del web 2.0.
Dopo un po’ di sano zapping mi sono accorto di una cosa curiosa. A pensarci bene è possibile suddividere gli investitori in 5 categorie:

1. CHI L’HA VISTO?. A questa categoria appartengono tutte quelle aziende che non solo si lanciano nell’affollamento televisivo senza un budget adeguato ma che, aimè,  non utilizzano nemmeno il paracadute della originalità e fantasia creativa.

2. CHISSENEFREGA DEL PRODOTTO, L’IMPORTANTE E’ IL TESTIMONIAL. Ovviamente mi riferisco principalmente al mondo della telefonia. Sfido chiunque a ricordarsi il nome o le caratteristiche di questa o quella tariffa! Sulla telefonia e sulla loro generica incapacità di passare da brand a lovemark avrei molto da dire.. ma rimando lo sfogo alla prossima puntata.

3. BELLO LO SPOT, MA CHE MARCA ERA?
Questa è la mia categoria “preferita”. Qui dentro possiamo metterci tutte quelle aziende che trascinate dall’entusiasmo dei creativi permettono che il loro prodotto e/o brand venga fagocitato da una creatività forse troppo o troppo poco “pop” ottenendo così un sacco di complimenti e poco altro. Tra i capofila di questa categoria c’è sicuramente un vecchio spot di non mi ricordo chi, in cui una donna diceva “adesso esco e vado con il primo che incontro” e dal piano di sotto un inquilino del palazzo si presentava fuori dalla porta e con un bel sorriso di ordinanza pronunciava il tormentone: “Buuoonaseeeraaaa.”

4. E SE CAMBIASSIMO LO SPOT?
Appartengono a questa famiglia le aziende nostalgiche quelle legate alla tradizione e ad un posizionamento scalfito ormai nella memoria di almeno tre generazioni. Il tango della Vecchia Romagna, i tre amici dell’amaro Montenegro, l’inconfondibile stile retrò della Cedrata Tassoni sono solo alcuni esempi di come, nel bene o nel male, di questi spot non ci libereremo mai.

5. POCHI SOLDI MA GRANDI IDEE
Credo che questa sia la categoria più ambita, fatta da aziende che pur non avendo o non volendo disporre di grandi risorse economiche riescono con una pianificazione intelligente e/o una creatività efficace ad ottimizzare al meglio il proprio investimento ritagliandosi uno spazio significativo nella memoria di marca di noi consumatori.

Ai margini di questa classificazione è infine doveroso ricordare quei brand che hanno fatto la storia della tv italiana ma che senza far troppo rumore si sono piano piano defilati dalla nostra quotidianità, anche se temo non si tratti solo di una scelta strategica. (Vallespluga? Palmera? Se ci siete battete un colpo!)

Vi lascio con una domanda. Se voi foste responsabili comunicazione di un’azienda che vuole investire sul proprio brand, che si rivolge ad un target medio ed eterogeneo ma che non dispone di una memoria di marca significativa nella mente dei consumatori, dovendo fare una scelta, ve la sentireste di sacrificare la pubblicità televisiva in nome di una strategia di social media marketing?

Michele Rinaldi via http://mktgcafe.blogspot.com

Michele Rinaldi
Michele Rinaldi

Nasce nel 1982, l’anno della vittoria ai mondiali, e già questo è un segno premonitore. Fin da piccolo impara ad attirare l’attenzione del proprio target con primordiali tecniche di guerrilla marketing. Crescendo, si accorge che l’istinto lo porta sempre a comunicare ed un giorno di Giugno, viene folgorato da una frase: “non si può non comunicare” (Watzlawick).
Spinto da questa teoria consegue: una laurea triennale in Scienze della Comunicazione ed una laurea specialistica in Marketing e Comunicazione d’Impresa.
Inizia la sua avventura professionale nell’agenzia di comunicazione Soluzione Group dove vede crescere la passione per le aziende e per le loro “reason why”.
Contribuisce alla fondazione del Public Relations Network e si specializza nel web 2.0 creando un proprio modello di approccio e gestione della Rete, chiamato A.S.P.
Oggi è responsabile della divisione Digital PR, scrive sul blog Marketing Cafè e sul portale Comunitazione. Ha il piacere di essere docente al Master in "Non conventional marketing + Social Media" organizzato dal Centro Studi Europeo Eurogiovani presso le università di Bologna, Milano e Trieste.